lunedì 26 gennaio 2015

La pentola, la rana e la 'cattiva' scuola di Renzi.

Spietata l’analisi di Tommaso Travaglino alla libreria Mondadori di Roma, dove ha presentato il suo libro, La Scuola Bocciata: “La questione è molto più complessa rispetto al teatrino della Buona Scuola di Renzi. La scuola italiana non forma l’uomo e, in tal modo, rinnega sé stessa”.



ROMA - Ciò che accade a una rana, che viene immersa viva in una pentola di acqua fredda, sotto la quale si accende un fornello, è una cosa quanto mai singolare. La cosa incredibile di questo orrendo esperimento è che la rana non salterà mai fuori dalla pentola, perché si adatterà all’aumento graduale della temperatura dell’acqua, fino a finire morta bollita.

La metafora - ha affermato Tommaso Travaglino alla libreria Mondadori di via del Pellegrino di Roma, dove sabato 24 gennaio scorso ha presentato il suo libro, La Scuola Bocciata - è straordinariamente calzante rispetto a quello che sta accadendo alla nostra civiltà.

Il problema è che siamo tutti delle rane - ha affermato davanti a dirigenti scolastici, professori e docenti universitari intervenuti all’incontro – immersi fino al collo in una pentola di acqua sotto la quale è stato acceso un fornello, e rischiamo di finire morti bolliti prima che ce ne possiamo rendere conto. Sempre che non intervenga qualcuno che ci tiri fuori o che ci spinga a saltare.




La verità è che non sappiamo verso cosa corriamo, dal momento che non abbiamo mete, poiché ognuno di noi è oggetto, più che soggetto di storia. Dove ci porterà la velocissima evoluzione tecnica, tecnologica, sociale, relazionale? Verso cosa corriamo? Abbiamo il polso della corsa nella quale siamo coinvolti? Il controllo delle strade e la conoscenza delle mete a cui punta il nostro viaggio? Ma soprattutto chi ha acceso il fuoco sotto la pentola d'acqua nella quale siamo tutti a mollo? Chi ha interesse a che l’uomo faccia la fine della rana? A chi serve un uomo “non-uomo”, al quale sia stata asportata la coscienza critica, proprio come succede ad alcuni animali in alcune zone dell’America, che il leggendario chupacabras ucciderebbe infliggendo loro incredibili mutilazioni, asportando con straordinaria precisione organi interni, come cuore o polmoni?



C’è, infine, un organismo nazionale o internazionale che possa assumere questo compito così arduo, quello, cioè, di far saltare l’uomo dalla pentola? Io credo che l'unica realtà, l'unica autority che potrebbe far questo sia stata fatta fuori, messa fuori gioco.

La scuola, infatti, è pericolosa, perché forma l’uomo – ha concluso Tommaso - e un uomo umanizzato, formato all’umanità, perché – ha sottolineato l’autore – non mi stancherò mai di ripetere che se non si nasce uomini, se uomini si diventa, un uomo "umanizzato", divenuto uomo nella pienezza, nel kit di "optional" che porta con sé, non può non possedere anche una solida coscienza critica. E, con questa, i mezzi e gli strumenti per saltare dal calderone che si riscalda, perché si renderebbe finalmente conto di ciò che gli sta succedendo.



La questione, allora, è molto più complessa rispetto al teatrino della “Buona Scuola” di Renzi, l'ennesima manovra vestita da riforma, che tenta di raschiare altri soldi al comparto e farlo piegare ulteriormente su sé stesso con un altro pugno nello stomaco.

Il problema non è: meritocrazia sì o meritocrazia no. Il problema è: chi valuta chi? E con quali strumenti? E, infine, con quale autorità e competenza? Non prendiamoci in giro e troviamo il coraggio di chiamare le cose col loro nome: della valutazione dovrebbe farsi carico chi ricopre quel ruolo in un'Italia nella quale la segnalazione e la raccomandazione sono strumenti ordinari di promozione o di bocciatura?

         Il problema, allora, è un altro, e di gran lunga più grave: è che la scuola, specialmente quella italiana, oggi vive nella periferia del mondo, ai margini della significatività, come in una bolla, isolata dal mondo, convinta che il suo compito non sia quello di formare l’uomo nella pienezza, ma di insegnare contenuti. Marginalizzata, svilita, decentrata ed umiliata economicamente, ha in tal modo offerto campo libero a una anti-scuola che ha mezzi di gran lunga più efficaci, e che questa riflessione l'ha già fatta da tempo. L'uomo che sta formando la nostra civiltà non è figlio della scuola italiana, che non ha più possibilità di incidere con forza, ma di una anti-scuola che utilizza i media come cattedra, e che sa bene quale tipo di uomo vuole formare. Ha le idee chiare, la nostra anti-scuola. Perché stipendiata dal potere economico, che ha tutto l’interesse ad asportare chirurgicamente dall’uomo la dimensione critica, senza la quale le nostre città divengono sempre più posti popolati da uomini mutilati dal chupacabras, cimiteri di zombi disumanizzati.


Orlando Tarallo

Responsabile Ufficio Stampa “La Scuola Bocciata”




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