domenica 22 marzo 2015

La meritocrazia a scuola sarà competizione?




Con l’introduzione della meritocrazia la scuola si avvia verso l’abbandono dei modelli cooperativi, per fare spazio e offrire cittadinanza istituzionale alla competizione e alle dinamiche che animano l’ingiustizia sociale del capitalismo.

Il 18 marzo nella Sala del Palazzo Senatorio, in Piazza del Campidoglio a Roma, in occasione del convegno nazionale ‘Le Buone Pratiche che generano Qualità e Benessere nella Scuola’ organizzato dall’A.C.L.E., Tommaso Travaglino interviene sulla significatività della scuola italiana e denuncia la fratturazione tra il mondo della scuola reale e quello vissuto da i nostri alunni nella quotidianità.

Diverse centinaia di docenti, genitori, dirigenti fanno fronte comune per sottolineare la centralità che dovrebbe assumere la scuola nella vita del paese, e la nuova sensibilità che dovrebbe animare l’azione politica nei riguardi della scuola.



“La Buona Scuola” introdurrà la competizione, importando tra i docenti ciò che è l’anima nera del modello capitalistico, che ha prodotto così tante ingiustizie ed ineguaglianze sociali, laddove gli elementi teorici che dimostrano la superiorità dei modelli cooperativi, specialmente nel campo della formazione, sono numerosissimi, validissimi e scientificamente indiscutibili.


Una buona scuola dovrebbe offrire le risorse e gli strumenti per permettere ai docenti di cooperare affinché siano rimossi tutti gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.


Al convegno sono intervenuti l’On. Erica Battaglia, Presidente Commissione Politiche Sociali e delle Salute di Roma Capitale, l’ On. Laura Coccia – Parlamentare del Partito Democratico, il Dott. Arrigo Speziali – Direttore Didattico Associazione Culturale ACLE, il Dott. Valerio Barletta – Presidente XIV Municipio di Roma, Prof. Francesco Dell’Oro -  Responsabile del Servizio Orientamento Scolastico del Comune di Milano, la Dott.ssa Patrizia De Socio - Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Scolastico M.I.U.R., la Dott.ssa Rossella Gianfagna – Dirigente Scolastico “IV Circolo Didattico” di Campobasso – Promotrice del Progetto “Scuola Senza Zaino”, la Dott.ssa Gisella Langè – Dirigente Tecnico di Lingue straniere M.I.U.R., Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, la Dott.ssa Nicoletta Biferale – Dirigente Scolastico I.C. “Via Bravetta” di Roma e Tommaso Travaglino – Autore del libro “ La Scuola Bocciata. Viaggio nel lucido delirio della Scuola italiana” (Dissensi 2014).
Nell’ambito della premiazione della prima edizione del “PREMIO IL CURE DELL’ACLE”, infine, sono stati premiati diversi docenti, dirigenti e genitori impegnati a favorire  il benessere,  l’educazione, la partecipazione e la condivisione attiva  di tutti i protagonisti della vita scolastica.



Circa venticinque secoli fa un certo Pitagora affermava con convinzione che le stelle, nel loro moto eterno, producono un’armonia, una musica, che l’uomo, a causa dell’abitudine, della routine e del rumore della sua vita, non è più capace di sentire.
Fu il primo a definirsi un amante della sapienza, Pitagora, e passava ore e ore a contemplare il cielo stellato che, non inquinato dalle potenti luci urbane del XXI secolo, doveva offrire uno spettacolo davvero straordinario. Affermava addirittura di riuscire a sentire il suono che produceva ogni sfera celeste, e la sinfonia che gli astri producevano suonando insieme.
Era la sua scuola, il suo concetto di scuola, perché scholè per i greci significava tempo libero da dedicare allo studio, alla contemplazione, alla theorìa, che è la visione del divino e quindi della verità.
Così Pitagora, nel suo smisurato tempo libero, si sdraiava sull’erba e s’incantava per ore a contemplare le stelle e, probabilmente, si sarà ritrovato talvolta in lacrime.
Ma non aveva altro da fare questo Pitagora? E che c’è da piangere di fronte al cielo stellato?


Questa osservazione è tipica di un uomo che vive in occidente nel XXI secolo, che non si commuove facilmente, che non si ferma un attimo e che struttura la sua esistenza come su un circuito di formula uno.
Niente ormai suscita più entusiasmo se non è qualche cosa da fare per non annoiarsi; niente è più degno di commozione se non il modo di far soldi senza faticare molto; niente suscita più in noi ammirazione (non curiosità, che è un interesse superficiale e passeggero) o venerazione se non quei dementi dell’Isola del famosi, che diventano modelli e dèi, verità e vangelo.

L’atteggiamento di contemplazione, caratteristico dei bambini che sgranano letteralmente gli occhi sul mondo nel tentativo di scoprirne i maghi e le fate è considerato puerile, sciocco, inutile, e l’entusiasmo e tutto ciò che afferisce alla sfera emozionale autentica è stato relegato in un universo secondario, poco professionale.
Voi ora vi chiederete cosa centra tutto questo con il convegno sulle buone pratiche.
Il problema è che la scuola italiana molto spesso non è da meno, e i nostri alunni vivono la scuola come un dovere da compiere tappandosi il naso.


Una scuola emozionalmente coinvolgente forse è la chiave di lettura del cambiamento, perché tutto parte dalla scuola, cuore pulsante della nostra società. La scuola forma l'uomo. E se i nostri alunni percepiscono la scuola così come la percepiscono, se non si appassionano e vivono i percorsi accesi come cosa da fare perché è da fare e basta, non entrano in tensione e non si mettono alla ricerca.
Questo è il motivo di “La Scuola Bocciata”, del mio intervento a questo convegno e della necessità che questa rivoluzione si accenda a mezzo secolo da “Lettera ad una professoressa” di don Lorenzo Milani, al di là della fumosa e talvolta pericolosa “Buona Scuola” del nostro governo, che tenta di introdurre, anche per la carriera dei docenti, sistemi competitivi, importando dal disastroso modello capitalistico ciò che di più nefasto potesse importare, e che ha prodotto così tante giustizie ed ineguaglianze sociali, laddove gli elementi teorici che dimostrano la superiorità dei modelli cooperativi sono, specialmente nel campo della formazione, numerosissimi, validissimi e scientificamente indiscutibili.


“Va da se che il tornitore” per tornare al prete di Barbiana e alla sua Lettera ad una Professoressa “si sforza di lavorare sul pezzo non riuscito affinché diventi come gli altri pezzi. Voi invece sapete di poter scartare i pezzi a vostro piacimento… Se ognuno di voi sapesse che ha da portare innanzi a ogni costo tutti i ragazzi e in tutte le materie, aguzzerebbe l’ingegno per farli funzionare”.



Una invettiva, ovviamente, non diretta contro una professoressa specifica, ma contro una scuola che si occupava dei sani e respingeva i malati.
E guarda caso, proprio un recente studio dell'Istat: "La scuola e le attività educative", passato piuttosto inosservato, ci racconta che a più di mezzo secolo di distanza le cose non sembrano cambiate di molto, e ad onta del dettato costituzionale, che assicura che la Repubblica si fa garante del compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana, questo studio denuncia che i risultati scolastici sono drammaticamente correlati all'estrazione sociale della famiglia di origine.
Il dramma, in sostanza, è che la scuola, non riduce lo svantaggio socio-culturale derivante dal fatto di essere nato in una famiglia a basso reddito.


Fu sempre don Lorenzo Milani che scrisse a caratteri cubitali “I Care” sui muri della scuola di Barbiana; “I Care” era il suo motto, il cuore della sua rivoluzione: "Ho a cuore, ci tengo, mi interessa, sono coinvolto emozionalmente nella ricerca, sto in tensione e ho gli occhi aperti, sgranati sul mondo, che contemplo", ed è singolare che questo convegno si sia svolto all’insegna di un cuore pulsante, logo dell’A.C.L.E, che fa del cuore e della passione il suo leit-motiv.
E dal momento che l'apprendimento e la formazione sono strettamente legate alle emozioni, una scuola poco significativa non avrà nessuna speranza di incidere sulla vita dei nostri ragazzi, perché sarà percepita come un mondo alieno, da "sopportare", e resterà, pertanto, madre della corruzione e della disumanizzazione del mondo che viviamo. 

Lo ripeto: una scuola che non emoziona, non è significativa; e una scuola poco significativa non è efficace; e ciò che non funziona, non ha senso.
Se, in sostanza, resta marginale per i nostri alunni, assume una significatività periferica e non incide, non forma, non cambia, non riuscirà mai a smontare la “contro-antropologia” sulla quale “l’anti-scuola” sta fondando il dominio sull’uomo, disumanizzandolo e deprivandolo della coscienza critica.


Tecnicamente le stelle non possono suonare.
Se consideriamo che le onde acustiche non possano propagarsi nello Spazio, essendo quest’ultimo caratterizzato dal vuoto, ci verrebbe da pensare che Pitagora avesse “scientificamente” torto.

Tuttavia i pianeti, le galassie, le stelle, i buchi neri producono vibrazioni e deformazioni della trama spazio-temporale, causate proprio dal loro moto. Queste riescono a propagarsi nell’Universo mediante le onde radio e le onde gravitazionali che, captate dai radiotelescopi, possono essere convertite in onde sonore attraverso lo stesso meccanismo delle nostre radio. 

Lo sa bene Honor Harger, che ha dato vita al progetto Radio Astronomy. Questa artista-scienziata ha raccolto i segnali di diversi radiotelescopi sparsi in tutto il mondo, li ha convertiti in suono e li ha fatti suonare assieme.
A volte immagino che nell’istante in cui abbia ascoltato per la prima volta quella potente sinfonia, con gli occhi in lacrime, abbia pensato: “Pitagora aveva ragione”. 

martedì 3 marzo 2015

Viaggio attraverso la scuola che cambia: il convegno di Frascati chiama la scuola a riflettere.


Un momento del convegno di Frascati
“Gli insegnanti incomincino a costruire barricate per difendere la scuola”. Al convegno nazionale dal titolo: “BiSogni didattici. Viaggio attraverso la scuola che cambia”, L’autore de La Scuola Bocciata, Tommaso Travaglino, ha sottolineato che la scuola sarà di nuovo al centro quando metterà sé stessa in tensione e incomincerà a combattere la dispersione. Il problema è che è disperso non solo chi si perde per strada e non arriva al traguardo, ma ogni alunno che non va a scuola con piacere.
Tommaso Travaglino mentre espone la sua tesi alla tavola rotonda con i dirigenti scolastici della provincia di Roma

A Frascati durante un convegno durato due giorni, che ha chiamato dirigenti e insegnanti da tutta la penisola, per focalizzare l’attenzione sui bisogni didattici degli studenti nativi digitali e sulla risposta che la scuola italiana può mettere in campo per far fronte alle nuove istanze che emergono da questo scenario in continuo mutamento, Tommaso Travaglino ha sottolineato l’urgente bisogno di riflettere sulla centralità che la scuola deve riconquistare in ambito sociale, economico e politico, sulla considerazione che i nostri alunni hanno della scuola, e sull’importanza strategica della “significatività” di cui la scuola dovrebbe essere portatrice nell’universo esperienziale di ogni alunno.
La tavola rotonda: Tommaso Travaglino con i dirigenti scolastici  Antonella Arnaboldi dell'I.C. "San Nilo" di Grottaferrata, Giovanni Torroni dell'I.C. "Frascati 1" di Frascati, Paola Cardarelli dell'I.T. "Buonarroti" di Frascati, Adelina Cardillo del Liceo "Touschek" di Grottaferrata, Marilena Cipriani dell'I.P. "Pantaleoni" di Frascati, Fabiola Tota dell'I.C. "Milani" di Monte Porzio Catone, Laura Micocci, dell'I.C. "Cambellotti" di Rocca Priora, Carmine Giammarini "dell'I.T.S. "Fermi" di Frascati, Daniela Mancini dell'I.I.S. Ferraris-Brunelleschi di Empoli (FI), Paola Felicetti dell'I.C di Frascati e Liceo Classico Linguistico "M. T. Cicerone", Manuela Scandurra dell'I.C. "Wojtyla" di Palestrina, Piero Perziani, DS e responsabile di "Governarelascuola.it", Pino Barbaro e Giuseppe Alesi.

Travaglino: "La scuola è il cuore pulsante di ogni civiltà che mette al centro l’uomo. Fingere di investire sulla scuola, per poi ridurla nello stato in cui versa, significa ipotecare il futuro del nostro popolo. Ora basta: è tempo che le donne e gli uomini di scuola facciano sentire la loro voce".

Un momento del convegno
La pseudo-riforma di questo governo è solo propaganda, come la sbandierata assunzione dei precari, che è nient’altro che un atto dovuto, conseguenza della sentenza della Corte Europea che, il 26 novembre scorso ha condannato lo Stato italiano, pena una pesante sanzione, ad assumere a tempo indeterminato chi abbia già svolto tre anni di servizio nella pubblica amministrazione.

Il convegno nazionale dal titolo: “BiSogni didattici. Viaggio attraverso la scuola che cambia”, organizzato dalla Rete Scuole Castelli romani e tenutosi venerdì 27 e sabato 28 febbraio presso le Scuderie Aldobrandini di Frascati, ha visto la partecipazione di diverse centinaia di docenti dirigenti scolastici provenienti da tutt’Italia.

“Osservando gli alunni che frequentano le nostre aule – ha affermato Antonella Arnaboldi, preside della scuola capofila della rete di scuole Res Castelli Romani - siamo arrivati alla conclusione che tutti i nostri alunni sono oggetto di bisogni speciali. I nostri ragazzi manifestano il bisogno di un linguaggio che avvicini loro la scuola perciò il sottotitolo viaggio attraverso la scuola che cambia. La scuola deve cambiare in quanto è cambiato il modo di percepirla, che, tuttavia, non può esimersi dall’educare, dall’essere motore attivo della formazione di professionisti, intellettuali e operai”.
 
I dirigenti Arnaboldi, Torroni, Felicetti, Scandurra, Cardarelli, Cardillo, Cipriani, Tota, Micocci.
La questione è molto più profonda e molto meno semplice di quella che appare - ha affermato Tommaso Travaglino, autore di “La Scuola Bocciata” nell’ambito della tavola rotonda alla quale hanno partecipato decine di dirigenti scolastici provenienti da tutta l’Italia e che ha chiuso la due giorni -. La mission della scuola va ripensata ab imis, ridiscussa dalle fondamenta, perché se nei documenti ministeriali si fa chiaro riferimento alla formazione dell’uomo attraverso gli itinera disciplinari, percorrendo, cioè, le diverse strade della conoscenza formale, dobbiamo ammettere che la scuola italiana non sempre pensa a sé stessa come scuola di umanizzazione, non sempre si percepisce come “luogo” di formazione della persona, ma talvolta come “luogo” della consegna dei contenuti. La sua autocoscienza, insomma, talvolta è come quella di un distributore automatico di bibite e merendine.
Tommaso Travaglino, tra il dirigente Pietro Perziani e Carmine Giammarini,  D.S. dell'I.T. "Fermi" di Frascati e componente della comm. scuola del Municipio di Roma

La conseguenza di tutto ciò è la tremenda noia di cui spesso è portatrice, la distanza, la fratturazione tra il suo il mondo e quello della vita reale dei suoi studenti.
Dobbiamo ammettere – continua Travaglino - che spesso i suoi strumenti sono alienanti, non coinvolgenti, e che non posseggono più nessuna relazione semantica con la realtà quotidiana della post-contemporaneità. Possiamo considerarla come un’obsoleta architettura di premi-punizioni, che vive di una vita propria, ma completamente slegata dal mondo reale.
 

I dirigenti Mancini, Felicetti, Scandurra, Cardarelli, Cardillo, Cipriani, Tota, Micocci

La scuola è custode e garante della civiltà, madre della pienezza dell’umanità, e non riflette la società in quanto figlia della società, ma riflette sulla società in quanto madre di quest’ultima. Molto più spesso, invece, è sì madre, ma di dispersione, perché non è disperso solo l’alunno che non arriva al traguardo del ciclo dei suoi studi, ma ogni alunno che non va a scuola con piacere.
Rendercene conto è già tanto, è già cambiamento, tensione verso una nuova centralità semantica, di cui la nostra scuola ha bisogno di riappropriarsi.

Se ricerche nazionali e internazionali assai attendibili hanno dimostrato che più dei ¾ delle conoscenze di cui dispongono i ragazzi provengono dalla cultura dell’extrascuola, ciò significa, ovviamente, che la mission della scuola non può limitarsi al mero passaggio della conoscenza, alla consegna dei valori condivisi della civiltà di cui è custode, ma deve porre sé stessa come chiave ermeneutica della conoscenza, orientamento umanizzante. La scuola non è il pesce donato all’alunno, ma è il dono della canna perché ogni alunno impari a pescare da solo. Tuttavia dobbiamo far appassionare ogni alunno alla pesca, altrimenti tutto il resto non ha nessun senso”.
Un momento della tavola rotonda

 “Non è questione di fornire i mezzi per leggere, scrivere e far di conto – ha sottolineato il dirigente Arnaboldi – ma la scuola deve tener conto delle esigenze delle nuove generazioni, e puntare a configurare sé stessa come grimaldello di significatività”.
“Ciò che, infatti, non è significativo è inefficace – ha aggiunto l’autore de “La Scuola Bocciata”- e per comprendere la significatività della scuola nella percezione dei nostri alunni, basta fare un velocissimo giro sulla home page dei social network. Ed è proprio la considerazione della percezione che i nostri alunni hanno della scuola che frequentano, che ci fa rendere conto del dramma che si sta consumando.
Spessissimo le nostre scuole confondono le finalità con i contenuti. Eppure la questione, almeno nei documenti ministeriali, sembra essere chiara. Almeno sulla carta: La scuola fornisce le chiavi per apprendere ad apprendere, per costruire e trasformare le mappe dei saperi, rendendole continuamente coerenti con la rapidità e spesso imprevedibile evoluzione delle conoscenze e dei loro oggetti affermano, ad esempio, le Indicazioni per il curricolo del 2012. Lo ripeto, conclude Travaglino: rendersi conto di tutto ciò è già cambiamento, perché mette in tensione.
La Cattedrale di San Pietro di Frascati

Ma una scuola “pezzente”, svilita, marginalizzata, popolata da insegnanti demotivati e sottopagati, che elemosina il contributo volontario per comprare la carta igienica, e che ultimamente rappezza qualche euro dall’Europa per comprare qualche lavagna interattiva multimediale, peraltro già strumento appartenente al giurassico, non sarà mai in grado di adempiere al suo ruolo strategico. C’è bisogno di una nuova consapevolezza, non di chiacchiere. Di barricate, se necessario, di una nuova energia, di un nuovo entusiasmo che soffi nelle narici di questa istituzione, cuore pulsante della civiltà che la custodisce.

Orlando Tarallo
Responsabile Ufficio Stampa "La Scuola Bocciata"