Con
l’introduzione della meritocrazia la scuola si avvia verso l’abbandono dei
modelli cooperativi, per fare spazio e offrire cittadinanza istituzionale alla
competizione e alle dinamiche che animano l’ingiustizia sociale del capitalismo.
Il 18
marzo nella Sala del Palazzo Senatorio, in Piazza del Campidoglio a Roma,
in occasione del convegno nazionale ‘Le Buone Pratiche che generano Qualità e
Benessere nella Scuola’ organizzato dall’A.C.L.E., Tommaso Travaglino
interviene sulla significatività della scuola italiana e denuncia la
fratturazione tra il mondo della scuola reale e quello vissuto da i nostri
alunni nella quotidianità.
Diverse
centinaia di docenti, genitori, dirigenti fanno fronte comune per sottolineare
la centralità che dovrebbe assumere la scuola nella vita del paese, e la nuova
sensibilità che dovrebbe animare l’azione politica nei riguardi della scuola.
“La
Buona Scuola” introdurrà la competizione, importando tra i docenti ciò che è l’anima
nera del modello capitalistico, che ha prodotto così tante ingiustizie ed
ineguaglianze sociali, laddove gli elementi teorici che dimostrano la superiorità dei modelli cooperativi, specialmente nel campo della formazione,
sono numerosissimi, validissimi e scientificamente indiscutibili.
Una buona scuola dovrebbe offrire le risorse
e gli strumenti per permettere ai docenti di cooperare affinché siano rimossi tutti gli ostacoli che
impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Al convegno sono
intervenuti l’On. Erica Battaglia, Presidente
Commissione Politiche Sociali e delle Salute di Roma Capitale, l’ On. Laura Coccia – Parlamentare
del Partito Democratico, il Dott.
Arrigo Speziali – Direttore Didattico Associazione Culturale
ACLE, il Dott. Valerio Barletta –
Presidente XIV Municipio di Roma, Prof.
Francesco Dell’Oro - Responsabile del Servizio Orientamento
Scolastico del Comune di Milano, la Dott.ssa Patrizia De Socio - Direzione Generale per gli
Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Scolastico M.I.U.R., la
Dott.ssa Rossella Gianfagna –
Dirigente Scolastico “IV Circolo Didattico” di Campobasso – Promotrice del
Progetto “Scuola Senza Zaino”, la Dott.ssa
Gisella Langè – Dirigente Tecnico di Lingue straniere M.I.U.R.,
Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, la Dott.ssa Nicoletta Biferale – Dirigente Scolastico I.C. “Via
Bravetta” di Roma e Tommaso Travaglino –
Autore del libro “ La Scuola
Bocciata. Viaggio nel lucido delirio della Scuola italiana”
(Dissensi 2014).
Nell’ambito della premiazione della prima
edizione del “PREMIO IL CU♡RE DELL’ACLE”, infine, sono
stati premiati diversi docenti, dirigenti e genitori impegnati a favorire
il benessere, l’educazione, la partecipazione e la condivisione
attiva di tutti i protagonisti della vita scolastica.
Circa venticinque secoli fa un certo Pitagora
affermava con convinzione che le stelle, nel loro moto eterno, producono
un’armonia, una musica, che l’uomo, a causa dell’abitudine, della routine e del rumore della sua vita, non
è più capace di sentire.
Fu il primo a definirsi un amante della sapienza,
Pitagora, e passava ore e ore a contemplare il cielo stellato che, non
inquinato dalle potenti luci urbane del XXI secolo, doveva offrire uno
spettacolo davvero straordinario. Affermava addirittura di riuscire a sentire
il suono che produceva ogni sfera celeste, e la sinfonia che gli astri producevano
suonando insieme.
Era la sua scuola, il suo concetto di scuola,
perché scholè per i greci significava
tempo libero da dedicare allo studio, alla contemplazione, alla theorìa, che è la visione del divino e
quindi della verità.
Così Pitagora, nel suo smisurato tempo libero, si
sdraiava sull’erba e s’incantava per ore a contemplare le stelle e, probabilmente,
si sarà ritrovato talvolta in lacrime.
Ma non aveva altro da fare questo Pitagora? E che
c’è da piangere di fronte al cielo stellato?
Questa osservazione è tipica di un uomo che vive
in occidente nel XXI secolo, che non si commuove facilmente, che non si ferma
un attimo e che struttura la sua esistenza come su un circuito di formula uno.
Niente ormai suscita più entusiasmo se non è
qualche cosa da fare per non annoiarsi; niente è più degno di commozione se non
il modo di far soldi senza faticare molto; niente suscita più in noi
ammirazione (non curiosità, che è un interesse superficiale e passeggero) o
venerazione se non quei dementi dell’Isola del famosi, che diventano modelli e
dèi, verità e vangelo.
L’atteggiamento di contemplazione, caratteristico
dei bambini che sgranano letteralmente gli occhi sul mondo nel tentativo di
scoprirne i maghi e le fate è considerato puerile, sciocco, inutile, e l’entusiasmo
e tutto ciò che afferisce alla sfera emozionale autentica è stato relegato in
un universo secondario, poco professionale.
Voi ora vi chiederete cosa centra tutto questo
con il convegno sulle buone pratiche.
Il problema è che la scuola italiana molto spesso
non è da meno, e i nostri alunni vivono la scuola come un dovere da compiere
tappandosi il naso.
Una scuola emozionalmente coinvolgente forse
è la chiave di lettura del cambiamento, perché tutto parte dalla scuola, cuore
pulsante della nostra società. La scuola forma l'uomo. E se i nostri alunni
percepiscono la scuola così come la percepiscono, se non si appassionano e
vivono i percorsi accesi come cosa da fare perché è da fare e basta, non
entrano in tensione e non si mettono alla ricerca.
Questo è il motivo di “La Scuola Bocciata”,
del mio intervento a questo convegno e della necessità che questa rivoluzione si
accenda a mezzo secolo da “Lettera ad una professoressa” di don Lorenzo Milani,
al di là della fumosa e talvolta pericolosa “Buona Scuola” del nostro governo,
che tenta di introdurre, anche per la carriera dei docenti, sistemi competitivi,
importando dal disastroso modello capitalistico ciò che di più nefasto potesse
importare, e che ha prodotto così tante giustizie ed ineguaglianze sociali,
laddove gli elementi teorici che dimostrano la superiorità dei modelli cooperativi
sono, specialmente nel campo della formazione, numerosissimi, validissimi e
scientificamente indiscutibili.
“Va da se che il tornitore” per tornare al prete di Barbiana e alla sua Lettera ad una Professoressa “si sforza
di lavorare sul pezzo non riuscito affinché diventi come gli altri pezzi. Voi
invece sapete di poter scartare i pezzi a vostro piacimento… Se ognuno di voi
sapesse che ha da portare innanzi a ogni costo tutti i ragazzi e in tutte le
materie, aguzzerebbe l’ingegno per farli funzionare”.
Una invettiva, ovviamente, non diretta contro una
professoressa specifica, ma contro una scuola che si occupava dei sani e respingeva i malati.
E guarda caso, proprio un recente studio dell'Istat:
"La scuola e le attività educative", passato piuttosto inosservato,
ci racconta che a più di mezzo secolo di distanza le cose non sembrano cambiate
di molto, e ad onta del dettato costituzionale, che assicura che la Repubblica
si fa garante del compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana, questo studio
denuncia che i risultati scolastici sono drammaticamente correlati
all'estrazione sociale della famiglia di origine.
Il dramma, in sostanza, è che la scuola, non riduce
lo svantaggio socio-culturale derivante dal fatto di essere nato in una
famiglia a basso reddito.
Fu sempre don Lorenzo Milani che scrisse a
caratteri cubitali “I Care” sui muri della scuola di Barbiana; “I Care”
era il suo motto, il cuore della sua rivoluzione: "Ho a cuore, ci tengo,
mi interessa, sono coinvolto emozionalmente nella ricerca, sto in tensione e ho
gli occhi aperti, sgranati sul mondo, che contemplo", ed è singolare che
questo convegno si sia svolto all’insegna di un cuore pulsante, logo
dell’A.C.L.E, che fa del cuore e della passione il suo leit-motiv.
E dal momento che l'apprendimento e la
formazione sono strettamente legate alle emozioni, una scuola poco
significativa non avrà nessuna speranza di incidere sulla vita dei nostri
ragazzi, perché sarà percepita come un mondo alieno, da "sopportare",
e resterà, pertanto, madre della corruzione e della disumanizzazione del mondo
che viviamo.
Lo ripeto: una scuola che non emoziona, non
è significativa; e una scuola poco significativa non è efficace; e ciò che non
funziona, non ha senso.
Se, in sostanza, resta marginale per i
nostri alunni, assume una significatività periferica e non incide, non forma,
non cambia, non riuscirà mai a smontare la “contro-antropologia” sulla quale
“l’anti-scuola” sta fondando il dominio sull’uomo, disumanizzandolo e
deprivandolo della coscienza critica.
Tecnicamente le stelle non possono suonare.
Se consideriamo che le onde acustiche non possano
propagarsi nello Spazio, essendo quest’ultimo caratterizzato dal vuoto, ci
verrebbe da pensare che Pitagora avesse “scientificamente” torto.
Tuttavia i pianeti, le galassie, le stelle, i
buchi neri producono vibrazioni e deformazioni della trama spazio-temporale,
causate proprio dal loro moto. Queste riescono a propagarsi nell’Universo
mediante le onde radio e le onde gravitazionali che, captate dai radiotelescopi,
possono essere convertite in onde sonore attraverso lo stesso meccanismo delle
nostre radio.
Lo sa bene Honor Harger, che ha dato vita al progetto
Radio Astronomy. Questa
artista-scienziata ha raccolto i segnali di diversi radiotelescopi sparsi in
tutto il mondo, li ha convertiti in suono e li ha fatti suonare assieme.
A volte immagino che nell’istante in cui abbia
ascoltato per la prima volta quella potente sinfonia, con gli occhi in lacrime,
abbia pensato: “Pitagora aveva ragione”.
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